DreamWorks Life

Riferimenti culturali

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CAT_IMG Posted on 11/5/2014, 21:32     +1   -1
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RIFERIMENTI CULTURALI

Malgrado nasca come un cartone animato, Z la Formica affronta tematiche sociali estremamente complesse, tenendo fede a quello che, in definitiva, era stato il progetto originale della Dreamworks, ovvero di realizzare opere più "dure" e "adulte" rispetto a quelle della concorrente Disney, destinate a divertire ma al tempo stesso a far riflettere.

Il primo e più evidente problema affrontato nel corso del film è un'analisi sulla società contemporanea. Z vive in una società distopica, molto simile a quella in cui la realtà quotidiana si sta lentamente ma inesorabilmente trasformando: una società frenetica, in cui l'individualismo è bandito e soffocato da una sorta di gigantesca coscienza collettiva che regolamenta tutto il vivere comune. Tutti si muovono e agiscono allo stesso modo, basti pensare alla scena del ballo nel bar, dove i ballerini sembrano degli automi telecomandati piuttosto che degli esseri senzienti, in una sorta di gigantesco sistema che, oltretutto, ha nel lavoro e nella produttività il proprio chiodo fisso: sotto questo aspetto eloquente è il messaggio scritto nell'area di allenamento dei futuri operai, Freetime is for Training (Il tempo libero è per allenarsi). Come se non bastasse, in questa visione della possibile società del domani (molto simile, per certi versi, a quella descritta da George Orwell nel suo 1984) l'importanza e il ruolo di un individuo vengono stabiliti fin dal momento della nascita.

Tuttavia, come dimostra il caso di Z, questa società è estremamente fragile, in grado di funzionare solo fin quando la coscienza dell'individuo rimane segregata e annichilita dal sistema; basta che qualcuno rompa gli schemi, che dimostri che è possibile uscire dal ruolo che viene imposto da altri, perché questo castello di carte minacci inesorabilmente di cadere. Purtroppo, i mali prodotti da questa visione distopica della società non sono facili da riparare; anche nel caso in cui la massa decida di ribellarsi, rivendicando il proprio ruolo e il proprio diritto di autodeterminazione, è sufficiente la presenza di una figura carismatica (in questo caso quella del Generale Mandibola), che rimescoli il mazzo mostrando le cose da un altro punto di vista, perché tutto torni come prima, e la coscienza comune torni a prevalere.

Gli alienati, come Z, sono i veri eroi, dal momento che rifiutano questa visione annichilente e distopica e cercano di ritagliarsi la propria fetta di individualità cercando ognuno la propria Insettopia, il proprio paradiso, in cui sentirsi liberi e sé stessi. La società frenetica e rigidamente controllata allontana questi individui perché diversi, o li critica, dal momento che sembrano pensare solo a sé stessi piuttosto che al bene della comunità, ma questa è la domanda che il film spinge a porsi: vale davvero la pena sacrificare sé stessi, la propria coscienza per il benessere comune?





Voi cosa ne pensate??
Baciiiii
Hiccup
 
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